considera le partite giocate in casa in campionato.
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Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Football Club Internazionale nelle competizioni ufficiali della stagione 1960-1961.
Indice
1Stagione
2Divise
3Organigramma societario
4Rosa
5Risultati
5.1Campionato
5.1.1Girone di andata
5.1.2Girone di ritorno
5.2Coppa Italia
5.3Coppa delle Fiere
6Note
7Bibliografia
8Collegamenti esterni
Stagione
Reduce dal lustro scarno di soddisfazioni che accompagnava il suo insediamento alla presidenza[4][5], nell'estate 1960 Angelo Moratti chiamò in panchina Helenio Herrera[5][6]: impostosi come uno dei migliori allenatori d'Europa sulle difficili piazze di Madrid e Barcellona[7][5], l'argentino (soprannominato «Mago»[6]) comportò un esborso pari a 100 milioni di lire per il suo ingaggio nonché bonus contrattuali duplicati rispetto agli altri tesserati.[8][5]
Da segnalare anche l'ingresso nei quadri dirigenziali del manager Italo Allodi[9][10], protagonista — in collaborazione col tecnico Edmondo Fabbri —[11] della scalata mantovana dal calcio amatoriale alla massima categoria.[5]
Le rigide disposizioni impartite in spogliatoio e la necessità di una svolta tattica suscitarono attriti con vari elementi della rosa[5], tra i quali Armando Picchi e Mario Corso[12][13]: burrascoso anche il rapporto con Antonio Angelillo[14], del quale venivano criticati in particolare gli eccessi mondani.[15] A protezione dei pali fu scelto l'ex genoanoLorenzo Buffon[16], con il compito di sanare la «difesa colabrodo» delle recenti stagioni.[17]
Una «macchina da gol» ammirata nelle giornate iniziali andava inceppandosi in autunno[18], con il Padova guidato da Nereo Rocco che riservò a Herrera il suo primo dispiacere italiano[19][20]: aggiudicandosi con un acuto di Picchi il combattuto derby milanese del 20 novembre 1960[21][22], la squadra guadagnò un prezioso 1-1 a Firenze con Lindskog a pareggiare i conti dagli 11 metri per fallire poi un secondo rigore (accordato tra le polemiche[23]) istanti più tardi.[24]
L'Inter si laureò quindi campione d'inverno a San Siro regolando con ampio margine il Catania[25], sommerso dalle autoreti[26]: un primato a metà torneo che legittimò le ambizioni[27], con il dichiarato obiettivo di scucire il tricolore alla Juventus.[28][29] A frenare la rincorsa contribuiva però il leccheseGilardoni[30][31], imitato una settimana più tardi da Aurelio Milani[32][33] (questi in forza ai succitati patavini[19]): fatale infine alla classifica la stracittadina del 26 marzo 1961[34], con le marcature da record di Altafini dopo 20" e Liedholm a 38 anni (numeri poi migliorati da Mazzola e Ibrahimović nelle sfide del 24 febbraio 1963 e 9 febbraio 2020).[35][36]
Domenica 16 aprile 1961 il Comunale di Torino ospitò l'atteso scontro diretto[29], con 4 lunghezze a separare in classifica le avversarie[37][38]: sospeso dopo mezz'ora di gioco per un affollamento compiuto dal pubblico nei pressi del manto erboso — una «invasione» tale da imputare l'oggettiva responsabilità al club sabaudo —[39][29] l'incontro veniva tramutato in vittoria a tavolino per la Beneamata[40][27], favorendo un temporaneo aggancio concretizzatosi il 30 aprile.[41]
Concesso frattanto l'esordio in Serie A al classe 1942 Giacinto Facchetti in occasione della trasferta a Roma[42][43], Angelillo e soci figurarono ex aequo coi bianconeri a 90' dal termine del campionato.[44] Il 3 giugno, vigilia dell'ultimo turno[27], ebbe però luogo un improvviso colpo di scena quando la Commissione d'Appello Federale dispose la ripetizione del match il cui punteggio era stato deciso dalla giustizia sportiva[45][29]: nel mirino della critica venne posto Umberto Agnelli[27], in contemporanea presidente del sodalizio torinese e numero uno della Federazione.[46][47]
L'inopinata sconfitta dei lombardi in campo etneo[27] — episodio passato agli annali con la nomea di "clamoroso al Cibali!" —[48][49] finì per consegnare il titolo alla rivale di Carlo Parola[29], ai cui uomini risultò sufficiente impattare contro il Bari per l'aritmetica certezza del primo posto a quota 47[50]: mentre il Milan archiviò regolarmente la propria stagione con 45 punti all'attivo sopravanzando i concittadini[27], Moratti chiese a Herrera di far spazio alla formazione «Ragazzi» nell'ormai ininfluente recupero quale gesto di protesta.[29][27]
La strada di un Boniperti al passo d'addio s'incrociò con quella del debuttante Sandro Mazzola[51], figlio di Valentino[27][52]: fu proprio questi a marcare, dal dischetto, la rete della bandiera contro le 9 segnature dei padroni di casa (con addirittura una «sestina» per Omar Sivori).[53][54]
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^È morto Quarenghi, primo medico sociale, in la Repubblica, 18 luglio 1992, p. 37.
^abAcquistato durante la sessione invernale di calciomercato.
^abcdefghijAggregato alla prima squadra dalla formazione Cadetti.
^Ripetizione dell'incontro sospeso il 16 aprile 1961 al 31' per invasione di campo, sul punteggio di 0-0; cfr. Leo Cattini, Juventus-Inter si disputerà sabato, in La Stampa, 7 giugno 1961, p. 6.
Bibliografia
Filippo Grassia e Gianpiero Lotito, INTER - Dalla nascita allo scudetto del centenario, Antonio Vallardi Editore, 2008, pp. 239, ISBN 9-788895-684116.
Almanacco illustrato del calcio - La storia: 1898-2004, Panini, 2005, pp. 544, ISBN 977-11-20506-66-6.
Collegamenti esterni
Serie A 1960/1961, su calcio.com.
V · D · M
F.C. Internazionale Milano – Archivio delle stagioni