Telesio Interlandi

Telesio Evaristo Interlandi (Chiaramonte Gulfi, 20 ottobre 1894 – Roma, 15 gennaio 1965) è stato un giornalista italiano. È ricordato soprattutto per il ruolo che ebbe nella diffusione di idee razziste e antisemite durante l'era fascista.

Biografia

Figlio del maestro elementare Giovanni Interlandi (Chiaramonte Gulfi, 8 settembre 1862 - ?) e della maestra elementare Giuseppa Freri (Catania, ? - ?), Telesio Evaristo nasce a Chiaramonte Gulfi in provincia di Ragusa il 20 ottobre 1894. Compiuti gli studi superiori a Catania, nel 1913 Telesio Interlandi è già redattore capo del Giornale dell'Isola. Partecipa come sottotenente alla prima guerra mondiale, e dopo la guerra lavora per diversi quotidiani: La Nazione di Firenze, per il quale è inviato alla marcia su Roma e il Travaso, giornale satirico romano. Nel 1921 sposa Maria Nobile. Successivamente ebbe un ruolo di primo piano, insieme Francesco Lanza e Nino Savarese anche nella redazione del prestigioso periodico letterario "il Lunario Siciliano", che sotto la sua direzione, si trasferisce da Enna a Roma nel maggio 1928. Il 10 agosto 1919 conseguì l'iniziazione massonica nella loggia Aurora di Catania[1], e negli anni successivi è redattore capo dell'Impero di Mario Carli ed Emilio Settimelli, un quotidiano fascista per il quale crea una rubrica breve ed efficace, "Colpi di punta".

Il Tevere

Nel 1924 fonda e dirige, in polemica con il Popolo d'Italia, foglio ufficiale del fascismo, un giornale più spregiudicato: Il Tevere. Dalle colonne del Tevere vengono attaccati in prima pagina ministri in carica, come Giuseppe Bottai, o personaggi di rilievo del regime, come Marcello Piacentini, architetto e urbanista "ufficiale" del fascismo.

Alla "terza pagina" del Tevere collaborano numerosi intellettuali dell'epoca. Nel 1925 è segretario dei giornalisti romani. Dal 1926 il quotidiano è sostenuto direttamente da Benito Mussolini.

Ruolo nella politica razziale fascista

Lo stesso argomento in dettaglio: Leggi razziali fasciste.

«A Telesio Interlandi / Or ciascun si raccomandi / presentando com’è logico / l’alberel genealogico»

(Mino Maccari)

Nel 1933 fondò il settimanale Quadrivio. Nel 1938 Interlandi fondò e diresse fino al 1943 il quindicinale La difesa della razza, punto di riferimento della politica razzista messa in atto dal fascismo italiano.

Dello stesso anno è il suo libro più discusso, Contra judaeos. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana dove gli fu affidata la propaganda radiofonica. Arrestato nell'ottobre 1945 beneficiò dell'amnistia del 1946[2]. Morì a Roma, a settant'anni, nel 1965.

Opere

  • La croce del sud. Dramma in 3 atti (con Corrado Pavolini), Rizzoli editore, Milano 1927.
  • Pane bigio, L'italiano, Bologna 1927.
  • I nostri amici inglesi, Cremonese, Roma 1936.
  • Contra judaeos, Tumminelli, Roma-Milano 1938.
  • Le vele nere. Rappresentazione in tre atti, Circolo della Stampa, Milano 1944.
  • Così, per (doppio) gioco. Rapsodia d'una generazione, Quadrivio, Lanciano 1962.

Note

  1. ^ Ma quali sono i reati massonici e non massonici di Licio Gelli? di Aldo Alessandro Mola
  2. ^ Telesio Interlandi in Dizionario Biografico – Treccani

Bibliografia

  • Alfio Caruso, Telesio Interlandi, in I Siciliani, Vicenza, Neri Pozza, 2012, pp. 128-136, ISBN 978-88-545-0516-2.
  • Nunzio Dell'Erba, Interlandi e la "Difesa della razza". Riflessioni critiche su un libro recente, in Nuova Storia Contemporanea, gennaio-febbraio 2009, a. XIII, n. 1, pp. 321–339.
  • Giampiero Mughini, A via della Mercede c'era un razzista. Pittori e scrittori in camicia nera, un giornalista maledetto e dimenticato, lo strano "caso" di Telesio Interlandi, Milano, Rizzoli, 1991, ISBN 88-17-84100-5. Nuova edizione: Giampiero Mughini, A via della Mercede c'era un razzista, Venezia, Marsilio, 2019, ISBN 978-88-297-0023-3.

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